Come raccomandano le massime istituzioni sanitarie, la prima cosa da fare per proteggere o recuperare un buon udito è recarsi presso un centro specializzato per sottoporsi ad un controllo dell’udito.
Questa pratica di prevenzione è utile per le persone di qualsiasi età. Tuttavia, gli esperti suggeriscono agli over 55 di prendere maggiormente a cuore il proprio benessere uditivo in quanto soggetti più a rischio. La motivazione è riconducibile all’inevitabile usura del tempo che può compromettere il corretto funzionamento di orecchie, nervo acustico e altre parti coinvolte nelle nostre capacità d’ascolto.
Il controllo dell’udito consiste in una batteria di esami strumentali che permettono di rilevare – nel dettaglio – lo stato di salute dell’udito. E di riscontrare l’eventuale presenza di problemi di udito, fornendo preziose istruzioni all’audioprotesista per tarare gli apparecchi acustici sulle carenze riscontrate.
Ma cosa prevede un controllo dell’udito? Chi sono le figure medico-sanitarie adibite ad eseguirlo? Di seguito proviamo a fornire una panoramica.
Chi esegue controlli dell’udito?
Un controllo dell’udito può essere eseguito da un dottore otorinolaringoiatra, audiologo o da un tecnico audiometrista, ovvero un professionista laureato e adibito all’esecuzione di esami uditivi non invasivi che lavora presso centri per l’udito (o centri acustici).
Cosa prevede un controllo dell’udito?
La prima fase è quella in cui il professionista raccoglie una serie di informazioni sul paziente per comprendere quali fattori esterni possono aver inciso sulla qualità del suo udito tra cui:
- storia clinica;
- professione attuale o svolta in passato (al fine di capire l’eventuale impatto dei rumori sul luogo di lavoro);
- trattamenti farmacologici;
- altre informazioni utili allo scopo.
Una volta conclusa l’anamnesi, si passa all’ispezione visiva del condotto uditivo (otoscopia) per accertarsi che gli esiti dei test non vengano alterati dalla presenza di tappi di cerume o altro.
Poi si entra nel cuore di un controllo dell’udito: gli esami audiometrici.
In questa fase, il paziente viene invitato ad ascoltare e riconoscere suoni (audiometria tonale) e parole (audiometria vocale) di varia frequenza e intensità all’interno di una cabina silente, tramite apposite cuffie. In base alle risposte, lo specialista – con l’ausilio di strumentazioni all’avanguardia – è in grado di misurare la qualità uditiva del paziente, rilevando le eventuali criticità sia per l’orecchio sinistro che quello destro.
Gli esami restituiscono una panoramica dettagliata sullo stato di salute uditiva, quindi l’eventuale diagnosi di ipoacusia (abbassamento udito), tipologia e gravità dell’ipoacusia e la soglia uditiva, ovvero il suono più basso che si riesce a sentire in una stanza silenziosa.
Tutte queste informazioni sono racchiuse nell’audiogramma.
Un altro esame che qualche volta viene associato ai test audiometrici è il MATRIX test.
Si tratta di simulazioni d’ascolto per valutare la capacità del paziente di udire parole e suoni in presenza di rumori ambientali. Nello specifico, il paziente ascolterà vari suoni sovrapposti (es. telefono che squilla mentre si ascolta la radio).
Questo test viene eseguito sia in fase preliminare, prima dell’adozione di apparecchi acustici, sia in fase di scelta degli apparecchi acustici, così da testare le performance dei vari dispositivi in situazioni realistiche.